TUTTI I DPI DEVONO ESSERE OBBLIGATORIAMENTE MARCATI CE?

Argomento caldissimo in questo periodo di quarantene, stop forzati dalle attività lavorative, ripartenze e gestioni di problematiche nuove, i Dispositivi di Protezione Individuale (o più amichevolmente DPI) sono tornati prepotentemente alla ribalta, vista anche la confusione generata rispetto ai dispositivi di protezione delle vie respiratorie di cui mi è capitato di leggere qua e là.

Parliamo oggi dei DPI in generale, senza scendere nel dettaglio delle diverse tipologie, ma provando a fare chiarezza sugli aspetti principali.

Lista simboli dpi | tutti i DPI devono essere obbligatoriamente marcati ce

COSA SONO I DPI?

I Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) sono dispositivi progettati e fabbricati per essere indossati o tenuti da una persona per proteggersi da uno o più rischi per la sua salute o sicurezza. Questa è la definizione fornita dal Regolamento (UE) n. 425 del 2016, che ne regolamenta l’immissione sul mercato a partire dal 21 aprile 2018, in sostituzione della vecchia direttiva 89/686/CEE.

In funzione del rischio da cui l’operatore deve proteggersi sono disponibili DPI per le diverse parti del corpo. Questi possono essere indossati singolarmente o in combinazione con altri per ottenere un livello di protezione maggiore.

QUANDO I DPI DEVONO ESSERE UTILIZZATI?

ATTENZIONE!!! I DPI devono essere indossati qualora sia previsto dalla valutazione dei rischi aziendale, non sempre e comunque ciecamente. L’uso del dispositivo sbagliato durante un’attività lavorativa può esporre i lavoratori a rischi ben peggiori rispetto a quelli da cui lo proteggono.

Mi è capitato di visitare aziende dove qualche operatore girava attrezzato come un cavaliere medievale, indossando tutto quello che l’azienda gli aveva messo a disposizione. Non è questo il modo corretto di utilizzare i DPI ovviamente, a maggior ragione se rischiano di creare impaccio nei movimenti o se rischiano, ad esempio, di ridurre inutilmente il campo visivo.

Da questo punto di vista l’azienda deve adoperarsi in modo da garantire una corretta formazione al lavoratore, così che sappia cosa usare e quando usarlo.

Cavaliere che salta su un cavallo

COME VENGONO CLASSIFICATI I DPI?

La classificazione dei DPI viene fatta sulla base del tipo di rischio da cui proteggono l’operatore che li indossa o li tiene. Il Reg. (UE) 425/2016 prevede tre categorie:

  • I CATEGORIA: i DPI di prima categoria sono i dispositivi pensati per proteggere da rischi minimi. Si pensi a:
  • lesioni meccaniche superficiali (piccoli tagli o urti);
  • contatto con prodotti per la pulizia poco aggressivi o contatto prolungato con l’acqua;
  • contatto con superfici calde che non superino i 50 °C;
  • lesioni oculari dovute all’esposizione alla luce del sole (MOLTO diverse dalle lesioni dovute all’osservazione del sole);
  • condizioni atmosferiche di natura non estrema (per le quali, ad esempio, ci aspettiamo un raffreddore o poco più);
  • II CATEGORIA: la categoria II comprende i rischi diversi da quelli elencati nelle categorie I e III (lo so, non è una definizione particolarmente fantasiosa, ma questo si trova nel Regolamento. Diciamo, per fare giusto un esempio, che la maggior parte delle scarpe antinfortunistiche che si trovano nelle aziende sono un DPI di II categoria);
  • III CATEGORIA: in questo caso sono compresi i rischi che possono causare conseguenze molto gravi, quali morte o danni alla salute irreversibili, quali:
  • sostanze e miscele pericolose per la salute;
  • atmosfere con carenza di ossigeno;
  • agenti biologici nocivi;
  • radiazioni ionizzanti;
  • ambienti ad alta temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell’aria di almeno 100 °C;
  • ambienti a bassa temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura dell’aria di – 50 °C o inferiore;
  • cadute dall’alto;
  • scosse elettriche e lavoro sotto tensione;
  • annegamento; j) tagli da seghe a catena portatili;
  • getti ad alta pressione;
  • ferite da proiettile o da coltello;
  • rumore nocivo.

La terza categoria comprende tutti i cosiddetti dispositivi “salvavita”, quelli il cui utilizzo è imprescindibile dall’attività di lavoro per garantire la salvezza dell’operatore (per esempio gli autorespiratori o le imbracature di sicurezza).

Maschera protettiva | Esempio di DPI marcato CE

É IMPORTANTE LA MARCATURA CE PER I DPI?

La risposta è semplicissima: ASSOLUTAMENTE SÌ! Tutti i DPI devono essere obbligatoriamente marcati ce.

I Dispositivi di Protezione Individuale, come moltissimi altri prodotti immessi sul mercato (quasi tutti per la verità, ad eccezione delle scale e pochi altri che seguono un iter leggermente diverso) devono essere marcati CE.

Il marchio deve essere apposto sulla scatola e sul dispositivo stesso (qualora sia possibile, in funzione delle dimensioni e della forma del dispositivo). Naturalmente, insieme al dispositivo deve essere fornita anche la dichiarazione di conformità.

L’iter da seguire per la marcatura può essere differente in funzione del dispositivo considerato. In particolare, i DPI di III Categoria necessitano della validazione della procedura di marcatura da parte di un Organismo Notificato, che ha il compito di verificare che il costruttore abbia diligentemente seguito il percorso previsto dalle norme. Come facciamo a sapere quale organismo ha validato la procedura?

Accanto al marchio si trovano 4 numeri: questi identificano l’Organismo notificato.

Marcatura CE per i DPI | Tutti i DPI devono essere obbligatoriamente marcati ce

ATTENZIONE!!! (di nuovo). Non tutti gli organismi sono abilitati per la validazione dei DPI. Ognuno ha alcuni settori specifici di attività (macchinari, ascensori, dispositivi medici, Dispositivi di Protezione Individuale, etc.).

Come possiamo essere sicuri che sia tutto regolare?
Verificando che l’organismo riportato sulla documentazione che ti hanno fornito sia effettivamente nell’elenco degli enti abilitati alla validazione dei DPI sul database NANDO (New Approach Notified and Designated Organisations) della Comunità Europea:

https://ec.europa.eu/growth/tools-databases/nando/

DPI E CORONAVIRUS: DUE PAROLE SULLA SITUAZIONE ATTUALE

Visto il periodo vale la pena dire due cosette nello specifico sui DPI respiratori (parliamo solo dei DPI, non delle mascherine chirurgiche, che sono normate con un altro regolamento).

SERVONO?
Sì, in tutte quelle situazioni per cui non è possibile garantire la distanza interpersonale di almeno un metro dalle persone che ci stanno attorno. Ma occorre sapere come indossarli, altrimenti non servono a nulla.

POSSONO ESSERE PRIVI DI MARCHIO CE?
Possono essere utilizzati DPI respiratori prodotti in deroga al Regolamento (UE) 425/2016, a patto che vengano validati da INAIL con procedura specifica e comunque fino al 31/07/2020. Chi intende immetterli sul mercato successivamente a tale data dovrà procedere alla marcatura dei dispositivi.

Questo vale per materiale prodotto in Italia da aziende riconvertite o per chi importa da paesi extra UE maschere di tipo KN95 (cinesi) o N95 (USA), equiparabili alle nostre FFP2 (parleremo in altra sede eventualmente di queste classificazioni). Controllate la documentazione!

Per maggiori informazioni sul certificato CE leggete anche il nostro articolo su cos’è il fascicolo tecnico.

COME FACCIO A CONTROLLARE CHE IL DPI SIA VALIDATO CORRETTAMENTE?
Per prima cosa consulta NANDO, o anche le disposizioni INAIL.

A causa dell’elevatissimo numero di certificati di conformità falsi che si trovano in giro per i dispositivi per la protezione delle vie respiratorie, alcuni organismi hanno messo a disposizione degli utenti sui propri siti internet una pagina per verificare l’effettiva validità dei certificati, inserendo il codice identificativo.

Come sempre, spero di essere stato abbastanza esaustivo.

Hai ancora qualche dubbio? Magari perché devi prendere le mascherine e non vuoi prendere una fregatura?

Chiamaci e ti forniremo il supporto che ti serve!
May Srls è specializzata in servizi e consulenze per la sicurezza dei macchinari.

Guarda anche il nostro video riassuntivo qui sotto.

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